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Il telaio verticale a pesi

Il telaio verticale
a pesi

Da orizzontale a… verticale! Un’innovazione che presumibilmente arriva dalla Siria e dalla Palestina e viene introdotta in Egitto a partire dal Nuovo Regno, a metà del II millennio a.C.

Skyphos attico del Pittore di Penelope risalente al 460-450 a.C. Telemaco annuncia a Penelope la volontà di partire alla ricerca del padre Ulisse. Sullo sfondo, un telaio verticale a pesi. Ceramica a figure rosse. (Foto del Museo Nazionale Etrusco di Chiusi)

Restituzione grafica da A. FURTWÄNGLER – K. REICHHOLD, Griechische Vasenmalerei, 1900-1932; M. IOZZO, Chiusi, Telemaco e il Pittore di Penelope, in Vasenbilder im Kulturtransfer, 2012, pp. 69-83 (Foto del Museo Nazionale Etrusco di Chiusi)

In questo caso, anziché due subbi, abbiamo un unico rullo (iugum) sul quale vengono avvolti i fili dell’ordito, separati da una bacchetta di canna (harundo) per creare il passo per la trama e tenuti in tensione dalla forza di gravità garantita da dei contrappesi, tra i 60 e gli 70 per ogni telaio. Il tessitore, in questo caso, resta in piedi e utilizza una spatha una spatola – per compattare la trama.

Quello che vedete è il fac-simile di una spatha rinvenuta a Pompei, recante la scritta SPERATA. È stata trovata nella casa di Lucio Elvio Severo, in quella che presumibilmente era una piccola officina textoria, insieme ad aghi, fusi, fuseruole e ben 52 pesi da telaio.

Date pure un’occhiata da vicino!