
I pesi del telaio
Non sono molto grandi, ma questi oggetti avevano un enorme… peso per la nostra tessitura. Il pondus, o later, è stato per secoli il fulcro del telaio verticale a pesi, anche nel mondo greco e latino. Grazie a un foro passante, il peso era legato a un filo o a un gruppo di fili compresi tra i 5 e i 10, tenendoli tesi in attesa che la tessitrice facesse il suo dovere.
Quello che avete appena ammirato è un peso da telaio in terracotta, rinvenuto nell’area archeologica di Potentia a Porto Recanati, nelle Marche.
Affascinante, vero? I materiali possono essere diversi – terracotta, come in questo caso, ma anche pietra, ossidiana o bronzo – e lo stesso vale per le forme e le dimensioni, che variavano in base alla tipologia di filato. Alcuni erano davvero pesantissimi, forse anche troppo! Tenetelo a mente per dopo.
Come vi dicevo, nessun telaio dell’antichità è giunto fino ai nostri giorni. Eppure, trovare dei pesi all’interno di uno scavo spesso è indizio di un’attività tessile, come nella domus pompeiana di Lucio Elvio Severo. Guai, però, a darlo per scontato: oltre a tendere i fili del telaio, anche al di fuori dei luoghi di produzione i pesi potevano svolgere importanti funzioni nella sfera privata, religiosa ed economica del tempo.
Da cosa possiamo dedurlo? Semplice: dal fatto che, in molti casi, i pesi presentano delle iscrizioni. Semplici incisioni o disegni, ma anche lettere singole o coppie di lettere, talvolta anche sigle onomastiche e nomi di persona, sui quali ancora oggi gli studiosi si interrogano. Ricondurranno al committente o forse al singolo produttore del tessuto? Si tratta di “firme d’artista”, magari con intento pubblicitario, o indicano piuttosto il dedicante di un’offerta alle divinità?
Le dimensioni ridotte non aiutano, ma è evidente come non esista un’unica soluzione.
Ebbene, non disperate. Volete saperne di più? Conosco il peso che fa per voi.