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La testimonianza di Seneca

Avete sentito parlare di Lucio Anneo Seneca, giusto? 

Uno dei pensatori più brillanti che Roma abbia mai conosciuto… che nel I secolo dopo Cristo, nel bel mezzo di una riflessione condivisa con l’amico Lucilio, si imbatté nella tessitura! E, udite udite, ci dice qualcosa di molto interessante sul rapporto tra il telaio verticale a pesi e quello a due subbi.

Incredibilest, mi Lucili, quam facile etiam magnos viros dulcedo orationis abducat a vero. Ecce Posidonius, ut mea fert opinio, ex iis qui plurimum philosophiae contulerunt, dum vult describere primum quemadmodum alia torqueantur fila, alia ex molli solutoque ducantur, deinde quemadmodum tela suspensis ponderibus rectum stamen extendat, quemadmodum subtemen insertum, quod duritiam utrimque conprimentis tramae remolliat, spatha coire cogatur et iungi, textrini quoque artem a sapientibus dixit inventam, oblitus postea repertum hoc subtilius genus in quo ‘tela iugo vincta est, stamen secernit harundo, / inseritur medium radiis subtemen acutis, / quod lato paviunt insecti pectine dentes’. Quid si contigisset illi videre has nostri temporis telas, in quibus vestis nihil celatura conficitur, in qua non dico nullum corpori auxilium, sed nullum pudori est?

Seneca, Epistulae morales ad Lucilium 90.20

È incredibile, mio Lucilio, con quanta facilità la tentazione della parola distolga anche i grandi uomini dalla verità. Ecco, Posidonio, a mio avviso, tra gli uomini che hanno offerto il più significativo contributo alla filosofia, vuole descrivere prima in che modo si ritorcano alcuni fili, come altri siano tirati da una massa morbida e grezza, quindi come il telaio conservi dritto l’ordito con dei pesi attaccati, come con la spatola si raccolgano e si tengano insieme i fili di trama inseriti per ammorbidire la tensione dell’ordito che preme sui due lati. Dice inoltre che anche la tessitura sia stata inventata dai saggi, dimenticando che, in epoca successiva all’invenzione del telaio a pesi, si è trovato questo sistema più sofisticato nel quale ‘la tela è legata al subbio, la bacchetta di legno separa i fili dell’ordito, con la spola appuntita è inserita la trama che i denti incisi nell’ampio pettine battono’. Che avrebbe pensato se avesse potuto vedere i tessuti del nostro tempo, con cui si confezionano indumenti del tutto trasparenti, che non sono di alcuna utilità né al corpo né al pudore?

Dal punto di vista di Seneca, dunque, il telaio verticale a due subbi, descritto attraverso una citazione di Ovidio, sarebbe stato più sofisticato rispetto a quello a pesi, rappresentando una tappa successiva di un percorso che, di lì a pochi anni, avrebbe conosciuto un ritorno a una dimensione orizzontale.

Avete notato, inoltre, che Seneca parla dell’utilizzo della spatha per compattare i fili di trama nel telaio verticale a pesi e del pecten in quello evoluto a due subbi?

Roman Inscriptions of Britain, 2441.6.

Si tratta di un pettine diverso da quello impiegato per pettinare la fibra grezza! Quello che vedete è il fac-simile di un pecten rinvenuto a Londinium, l’odierna Londra, che reca impresso il nome di colui che doveva averlo realizzato: Dignus.